Trascorrere una o più notti in mare richiede un’accorta organizzazione di spazi e tempi. Perché dormire e mangiar bene influisce sulla resistenza dell’equipaggio. Ecco come organizzarsi al meglio.
1. CUCCETTE (l’utilità dei teli antirollio)
Dormire con la barca in porto o all’ancora è ben diverso dal dormire in navigazione. Salvo nei casi di bonaccia e mare piatto si deve fare i conti col rollio, col beccheggio e con lo sbandamento. La classica cabina di prua, comodissima quando si è fermi per la maggiore silenziosità e per la più efficiente aerazione, viaggiando si dimostra assai poco confortevole a causa dei movimenti più marcati cui è sottoposta l’estremità dello scafo.
Ma anche le cuccette matrimoniali di poppa non sono la soluzione ideale: se si è in due si rischia di finire continuamente sull’altro, quando si è da soli l’eccessiva larghezza del materasso non offre la necessaria stabilità per non rotolare. Ecco quindi l’importanza di dotare le cuccette di teli antirollio, siano esse le matrimoniali di poppa o quelle singole della dinette. Queste ultime sono le più comode in navigazione sia per la maggiore aerazione, sia per la posizione a centro barca dove i movimenti risultano meno accentuati. E in caso di bisogno, chi è di turno potrà chiamarvi senza bisogno di scendere sottocoperta.
2. CAPOTTINA (sempre ben riparati)
Lo è di giorno durante una navigazione in bolina con mare formato, ma lo è tanto più di notte anche in situazioni meno impegnative. La comodità della capottina, o dodger che dir si voglia, rende questo accessorio di fatto indispensabile. Non servono pioggia o spruzzi, basta già una tranquilla serata di poco vento con la sua immancabile umidità e lo sbalzo di temperatura per apprezzare il piacevole riparo creato da questa cupoletta in tela.
La quale ha peraltro il merito di favorire il ricambio d’aria degli interni, incrementando l’effetto “risucchio” creato dal tambuccio aperto. Unico neo, la minore visibilità per chi è di guardia, specie quando la guazza e la salsedine appannano i pannelli trasparenti. D’obbligo un panno bagnato con un po’ di alcol da passare di tanto in tanto.
3. AERAZIONE (montare le maniche a vento)
Senza una corretta ventilazione, gli interni di una barca dopo un po’ diventano invivibili. Problema ancor più sentito navigando di notte, quando gli oblò e i boccaporti sono chiusi per via degli spruzzi ma anche per evitare di essere inondati dalla maledetta onda, poco visibile nel buio pesto, della nave transitata da tempo.
Un adeguato ricircolo d’aria influisce non solo sul comfort della cuccetta, limitando la formazione di condensa, ma almeno per alcuni anche sulla resistenza al mal di mare.Purtroppo i cantieri hanno ormai dimenticato l’importanza delle maniche a vento Dorade, uniche prese d’aria veramente stagne che un tempo corredavano la coperta di ogni imbarcazione. Orientando la manica verso prua ci si garantisce un costante flusso d’aria in entrata, orientandole verso poppa una naturale aspirazione. Ora tutt’al più vengono forniti i cosiddetti Tannoy, quelle minuscole bocchette spesso installate sul vetro dei boccaporti. Intendiamoci, meglio di niente, ma le maniche a vento sono un’altra cosa. Provare per credere.
4. STIVAGGIO (tirare fuori le cose utili)
Col buio trovare qualunque cosa è molto più difficoltoso. E accendere le luci interne significa abbagliare chi è di guardia fuori e magari sta cercando di interpretare le luci di un faro o di una nave. Conviene quindi tirar fuori prima del tramonto tutti quei generi di conforto (e non solo) che serviranno durante la notte. Anzitutto le coperte o i sacchi a pelo.
E poi l’immancabile termos per il caffè o il tè, gli snack e le cioccolate finite in fondo al gavone, i fermapentole tolti dal fornello, le batterie di ricambio per le torce, gli stivali e le cerate infilati nell’armadio che, se non personali ma in dotazione alla barca, andranno consegnati a ciascun membro dell’equipaggio selezionandoli in base alle taglie. Parallelamente però occorre evitare di lasciare in giro gli effetti personali, per non rischiare che a ogni cambio di turno le cose si accumulino sul carteggio o in dinette. In spazi ristretti come quelli di una barca, l’ordine influisce non solo sulla qualità della vita ma anche sulla sicurezza.
5. ALIMENTAZIONE (prepararsi per tempo)
Cucinare in navigazione richiede una certa organizzazione degli spazi e un po’ d’esperienza. La forma a C di una cucina, ad esempio, è più funzionale di quella lineare, che offre meno punti di appoggio (fondamentali quando la barca rolla, beccheggia o è sbandata). Specialmente per le seconde può essere molto utile la fascia da passare dietro la schiena così da poter lavorare con entrambe le mani libere. Se a barca ferma ci si può permettere di lasciare padelle e quant’altro in giro mentre si cucina, in navigazione la regola prima è di rimettere subito a posto ciò di cui non si ha più bisogno.
E fare molta attenzione con la pentola di acqua bollente della pasta: anche se la cucina bascula, il rischio di ustionarsi è sempre alto. Al riguardo, se c’è mare, una buona dritta è quella di indossare i pantaloni della cerata a mo’ di grembiule antiscottature. Ma per una sola notte di navigazione, il miglior consiglio è di preparare prima della partenza qualcosa da riscaldare alla bisogna: ad esempio, una teglia con della pasta ai formaggi da passare al forno, oppure della carne arrosto o anche una semplice frittata. Qualcosa di caldo comunque ci vuole. E al riguardo, due parole sul caffè: l’effetto della caffeina dura circa 2/3 ore, da valutare pertanto quando berlo in rapporto alla durata del turno. Altrimenti si rischia di non addormentarsi. Stesse accortezze per gli alcolici: se non in modiche quantità, la qualità del sonno peggiora e al turno successivo si è meno riposati.
6. ABBIGLIAMENTO (vestirsi a strati comodi e leggeri)
In mare, nei mesi più caldi, lo sbalzo di temperatura tra giorno e notte può talvolta superare i 15°. E le ore più fredde sono quelle che precedono l’alba. Ma altrettanto accentuata è la differenza tra l’esterno e l’interno di una barca che, per i suoi spazi ridotti, il calore accumulato durante il giorno e quello prodotto dagli ospiti che dormono, nonché per la ridotta aerazione, di notte mantiene una temperatura in cabina molto elevata. Il modo migliore per abbigliarsi è pertanto quello cosiddetto a strati.
A pelle si utilizza del cotone, poi della lana o del pile e sopra la cerata (leggera o pesante che sia a seconda delle condizioni meteo) che serve non solo a riparare dal vento e dagli spruzzi, ma anche e soprattutto dall’umidità. Al riguardo occorre spendere due parole sulle cerate di ultima generazione, quelle realizzate con tessuti traspiranti. La parte interna resta asciutta e così gli strati sottostanti anche dopo averle indossate per una notte intera. Insomma, fine della condensa o quasi. C’è tuttavia una raccomandazione da fare ed è di sciacquarle spesso con acqua dolce. Il sale tende infatti a ostruire i micropori del tessuto e alla lunga l’effetto traspirante diminuisce. Concludiamo con la vecchia ma sempre attuale massima che dice “piedi e testa al caldo”. Anche d’estate, il berretto di lana e un paio di calze sotto alle scarpe si rivelano molto utili.